Home cinema delicata poesia

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Daisy è una donna poco più che settantenne, molto indipendente e dinamica, distinta e sa il fatto suo. Come molte signore dell’epoca – siamo negli anni ’50 – sa perfettamente come deve agghindarsi per uscire, scegliendo abiti floreali e molto femminili, le scarpe giuste, la borsetta al braccio e senza dimenticare il cappellino. Sempre come molte signore dell’epoca, sa anche perfettamente come deve condurre la casa. Anche se ormai è da sola, perché è vedova, e il figlio adulto vive con la moglie, lei continua ad avere ben chiaro che la casa vada appunto “condotta” (un concetto che oggi forse si è un po’ perso).

Ha una cuoca che arriva ogni mattina a darle una mano, l’unica presenza che abbia imparato a tollerare, perché per il resto rifugge da ogni aiuto. Un giorno però ha un incidente d’auto e, sebbene nessuno si faccia male, i danni sono parecchi. Una cosa che poteva capitare a chiunque, in fondo, ma per il figlio è il pretesto giusto per proibirle di guidare ancora da sola, adducendo come motivazione che nessuna compagnia assicurativa le farebbe più una polizza, dopo l’accaduto. Scena niente affatto insolita, a ben pensarci, quella in cui le parti si rovesciano ed è un figlio a porre divieti e limiti alla libertà dei genitori anziani. Solo che da noi in genere questo accade un po’ più tardi, non a 70 anni quando uno magari non è neppure andato in pensione!

Ma la signora non si arrende: inizia a girare con l’autobus ogni volta che può, a volte in taxi. Il figlio allora le trova uno chauffeur, Hoke, un tipo sulla sessantina, di colore, che ha bisogno di arrotondare le entrate ed è lieto di mettere a frutto la sua esperienza come autista. Naturalmente il figlio mette subito le mani avanti e lo avvisa: la sua mamma è una tipa un po’ particolare, con un caratterino pepato e a volte un po’ acidulo… Non sarà facile entrare nelle sue grazie! Si armi dunque di pazienza, il povero Hoke, tanta pazienza!

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E così inizia il film “A spasso con Daisy“, ambientato perlopiù in una casa bellissima, stile georgiano, con un pittoresco giardino ricco di alberi fioriti. Lo stile, l’arredo, erano forse un po’ antichi anche per l’epoca rappresentata dal film, ma pur sempre estremamente romantici. Le carte da parati a motivi floreali, le cornici in legno, il salottino dai colori pastello e quello verandato con mobili bianchi, sono solo alcuni dei dettagli che colpiscono e tratteggiano un’atmosfera di delicata poesia. Tutto ciò è in fondo un riflesso di ciò che c’è, ben nascosto, nel profondo dell’animo di questa donna all’apparenza inaccessibile, ostinata, e persino burbera?

Mi viene da pensare che, a volte, nonostante la nostra ostinazione, alcuni dettagli di noi lascino trapelare come siamo realmente… E non sempre questo è un male!

Non faccio spoiler e mi fermo qui, chiudendo l’articolo con l’invito a guardare il film, qualora non l’abbiate già fatto. Se vi piace il genere, potreste gradire anche:


The image I used for my collages is from https://www.flickr.com/photos/82134796@N03/ 

5 pensieri riguardo “Home cinema delicata poesia

  1. In realtà certe assicurazioni anche in Italia potrebbero non rinnovarti l’assicurazione se sei tipo da incidenti particolari…Sai credo di averlo visto il film e quello che è datato a me piace, ma visto che non ricordo bene l’epilogo credo che lo andrò a cercare per rivederlo!!!

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