Quando il rosa non conviene: la pink tax

Sapete che generalmente i prodotti rosa sono più costosi di quelli uguali o simili nella sostanza ma solo di un colore diverso? Si tratta della pink tax, la tassa rosa. Non è una vera e propria tassa istituita dallo stato, bensì un sovrapprezzo, spesso ingiustificato, imposto dal mercato ai prodotti destinati alle donne. Questo riguarda molti beni, dall’elettronica all’oggettistica, ma colpisce più fortemente i prodotti di bellezza e benessere.

Non solo rosa

Riconoscere la pink tax non è sempre immediato. Capita che i prodotti appartenenti ad una gamma abbiano un costo uguale, senza differenze in base al colore. Prendiamo i deodoranti di una stessa linea: se sono disponibili in vari colori, che differenziano varie profumazioni, è probabile che quello rosa abbia lo stesso prezzo di quello bianco, o di quello celeste. Infatti il termine tassa rosa, richiamando il colore tipicamente associato al pubblico femminile, può riguardare non strettamente i prodotti rosa, ma più in generale quelli destinati alle donne.

Per accorgerci del sovrapprezzo che riguarda i nostri prodotti di personal care, non guardiamo dunque solo al colore, bensì anche ai reparti dei negozi. Le differenze di prezzo tra reparto maschile e reparto femminile emergono più chiaramente. 

Un esempio concreto: i profumi

Ho fatto una ricerca su un famoso shop online. Tra i profumi di una notissima marca, intesi come eau de parfum, emerge che il più economico profumo maschile costa 195,00 Euro / 100 ml; il più economico profumo femminile costa 197,17 Euro / 100 ml.

Osservando i risultati per un’altrettanto nota marca, e senza guardare il prezzo per millilitro, ma semplicemente i risultati dei prodotti ordinati per prezzo crescente, emerge che il prezzo più basso tra i profumi maschili è 68,90 Euro (boccetta da 30 ml); invece il prezzo più basso tra i profumi femminili è 140,00 Euro (boccetta da 50 ml). La donna paga una cifra superiore al check-out, rispetto all’uomo, per un profumo della stessa marca (*).

Quando si sente dire che è la differenza negli ingredienti, o nella formulazione, a determinare un costo maggiore – così tanto?! – è difficile crederci. L’inganno è facilmente smascherabile se pensiamo ai rasoi da donna.

Il rasoio da donna, simbolo della pink tax

Il rasoio rosa è diventato il simbolo della pink tax. Dimostra inequivocabilmente che non è tanto questione di caratteristiche diverse, quanto di marketing: spesso basta colorare di rosa un articolo, e collocarlo nello scaffale destinato alle donne, per venderlo ad un prezzo più alto. L’ho constatato al supermercato; i rasoi della stessa marca, stesso modello (basico, a due lame), in confezione da 10 pezzi, nel reparto uomini costano 3,50 Euro, mentre nel reparto donne 4,59 Euro: prezzo maggiore, nessuna differenza, se non il colore – quelli da donna sono in tonalità rosa… (*)

Sapere è potere, dice una nota influencer sui social. Ebbene, lo credo anch’io. Non ho soluzioni da proporre per scardinare la pink tax, ma già prenderne coscienza aiuta a diventare consumatrici più scaltre

Provate anche voi a scovare qualche esempio di pink tax e fatemi sapere!

(*) prezzi rilevati a giugno 2025


The photos I used for my post are free by Daria Ponomareva, from Pexels.com

12 pensieri riguardo “Quando il rosa non conviene: la pink tax

    1. Secondo me, sui prodotti di bellezza, tale differenza sembra voler sottintendere che per noi donne la bellezza ha un valore maggiore e quindi siamo disposte a pagare di più. Però la differenza di prezzo riguarda anche altri articoli, seppure in misura meno evidente. E allora lì non mi so proprio spiegare il motivo.
      Buon weekend!

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    1. Un altro esempio è il gel depilatorio. Penso possa essere equiparabile al gel da barba nella versione “pelli sensibili”. Rispetto al gel specifico femminile, nel reparto uomini si trovano più brand tra cui scegliere, la maggior parte dei quali ad un prezzo decisamente più conveniente. E alla fin fine la funzione è la stessa!

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  1. Nei rasoi da donna, dipende. Quelli che compravo io erano verdi, con una forma particolare. Costavano un po’ di più, ma mi trovavo meglio rispetto a quelli di Andrea. Poi certo, se sono identici e cambia solo il colore, allora sì, è marketing. 😅

    Dico usavo, perché ora uso il silk epil (si scrive così??) dappertutto.

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    1. Penso di aver capito, esistono effettivamente quei rasoi specifici femminili alla forma ergonomica e comunque più rifiniti. In passati ne avevo provato un tipo dalle testine intercambiabili flessibili che duravano tanto ed erano effettivamente di buona qualità, oltre che più ecologici in un certo senso. Poi hanno smesso di produrre le testine intercambiabili idonee e ho abbandonato tutto. Comunque il raffronto prezzo che ho citato l’ho fatto sui rasoi basici, che sono davvero identici tra uomo e donna, cambia solo il colore! Il Silk épil ce l’ho anch’io, ottimo acquisto! Solo che non riesco a rimpiazzare il rasoio al 100% 🙂

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  2. Ciao Lucia grazie per questa informazione preziosa non ne ero assolutamente al corrente! faro’ maggiore attenzione nei prossimi acquisti, ma questo vale anche per i vestiti? secondo te?

    grazie lori

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    1. In teoria, leggendo varie fonti, la pink tax grava su tutto ciò che è destinato al pubblico femminile: persino i giocattoli rosa da bambine, e i servizi (ad esempio la parrucchiera da donna rispetto al barbiere da uomo…). Quindi, sempre in teoria, sì, vale anche per i vestiti. Però nel settore dei prodotti bellezza e benessere la differenza di prezzo a parità di sostanza si nota di più, è maggiore, lampante, direi sfacciata!

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